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ENDODONZIA CATANIA SICILIA

SERVIZI ENDODONZIA


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INFORMA PAZIENTI

In questa area sono state descritte alcune brevi informazioni riguardanti la ENDODONZIA.
Per una maggiore ed esaustiva informazione sono stati raccolti una serie di collegamenti a documenti in PDF (scaricabili e stampabili) direttamente dai siti delle società scientifiche, onde portare a conoscenza ed educare i pazienti sui diversi temi dell'Odontoiatria.

S.I.E.-Società Italiana di Endodonzia
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• Cosa si intende per chirurgia endodontica.

• Cos’è un trattamento endodontico, o cura canalare o “devitalizzazione” del dente?.

• Quali segni indicano la presenza di una carie?

• Ché cos'è un granuloma - causa della formazione del granuloma - guarigione.

• Quando è indicato l'intervento chirurgico.

• Come si controlla la riuscita dell'intervento.

• Quali sono i disturbi post-operatori.

• Devitalizzazione .

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• Cosa si intende per chirurgia endodontica.

• L’Endodonzia è la scienza medica, nell’ambito dell’Odontoiatria, che ha per oggetto i tessuti interni del dente, le patologie e i trattamenti correlati. Quando questi tessuti o i tessuti che circondano la radice dentale si ammalano o danneggiano a causa di carie o traumi, il trattamento endodontico permette di salvare il dente.
La chirurgia endodontica rappresenta l'intervento primario quando non è possibile curare un dente con una lesione apicale, chiamata anche granuloma, mediante un normale trattamento canalare attraverso la corona del dente.

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• Cos’è un trattamento endodontico, o cura canalare o “devitalizzazione” del dente?.

• Il trattamento endodontico è un intervento odontoiatrico ambulatoriale che si rende necessario quando la polpa (il tessuto molle interno al dente) è infiammata o infetta per un danno provocato da una carie profonda, dall’esito di interventi sul dente, o da un trauma (grave e improvviso o più leggero ma ripetuto) che ha provocato frattura o scheggiatura o incrinatura profonda.

La polpa dentaria, contenuta all’interno dei denti, popolarmente nota come nervo del dente, è in realtà un tessuto altamente specializzato costituito da arterie, vene, terminazioni nervose e cellule connettivali. Nell’età dello sviluppo questo tessuto ha la funzione di formare la struttura portante calcificata del dente (dentina); nell’adulto, ad accrescimento completato, la polpa – ormai assottigliata – resta confinata nella camera pulpare e nei canali radicolari, con funzioni residuali di sensibilità al freddo e idratazione della dentina.
A perturbare lo stato di salute pulpare possono intervenire varie situazioni patologiche, la più frequente delle quali è di gran lunga la carie dentaria (vedi oltre), ossia la decalcificazione e distruzione progressiva dei tessuti duri del dente per l’azione di microrganismi presenti nella placca batterica. Se non si interviene tempestivamente la cavità prodotta dalla carie si ingrandisce e approfondisce ed estende finché la polpa viene raggiunta dai batteri con trasformazioni irreversibili dovute all’infezione. Quando si arriva a questo stadio la cura conservativa che consente di mantenere il dente evitando l’estrazione è la terapia endodontica, o cura canalare o anche più impropriamente devitalizzazione. In generale l’Endodonzia mira a conservare i denti che hanno ricevuto un danno grave della loro struttura che ha portato all’infezione e alla necrosi della polpa, con ripercussioni acute o croniche dei tessuti circostanti, più o meno dolorose.

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• Quali segni indicano la presenza di una carie?

• La carie può non dare alcun segno precoce della sua presenza, oppure i sintomi sono tanto lievi da non indurre preoccupazione. Questo avviene soprattutto nei primi stadi, ma spesso anche di fronte alla completa distruzione del dente il paziente può non riferire alcun fastidio particolare e mostrarsi anzi sorpreso di quanto avvenuto senza dolore. Solo con il controllo periodico dal dentista – che va effettuato anche in assenza di dolore – è possibile verificarne la presenza fino dai primissimi stadi e intervenire con una terapia precoce e quindi limitata, minimizzando i danni e scongiurando dolori improvvisi e cure in regime di urgenza. Il dolore perciò, nel caso dei denti, non è un segnale di allerta affidabile e neanche un indice di gravità del danno: la soluzione è la visita periodica dal dentista.

L’eccessiva sensibilità al freddo è un sintomo da tenere in considerazione, ma non è un indice univoco della presenza di una carie. Può essere causata anche dalla scopertura a livello dei colletti (la parte dei denti prossima alla gengiva) per malattia parodontale, per abrasione da spazzolino da denti usato in maniera scorretta, oppure per una particolare acidità del cavo orale (erosione da eccessiva assunzione di cibi acidi come agrumi o aceto, o ancora per situazioni patologiche quali il reflusso gastroesofageo). Anche il digrignamento (bruxismo), o incrinature/fratture possono dar luogo a ipersensibilità al freddo.

Oltretutto il segno del dolore al freddo o anche ai cibi dolci o salati è completamente assente nei denti già trattati endodonticamente. E’ la polpa la parte sensibile e se la polpa è in necrosi, o è stata asportata per una pregressa terapia canalare, questo sintomo viene a mancare. Da notare a questo proposito che la carie attacca indifferentemente e con la stessa intensità sia denti sani, sia denti precedentemente curati o devitalizzati. Escluse le situazioni elencate sopra, quando la sintomatologia caldo, freddo, dolce, salato è accompagnata da un dolore più o meno localizzato che perdura per un certo tempo successivamente allo stimolo, questo rappresenta un segno evidente della presenza di una carie già allo stato avanzato. Il danno si estende in rapida progressione e se non intercettato in tempo porta inevitabilmente a fenomeni dolorosi di pulpite (infiammazione acuta) e necrosi (morte cellulare) della polpa del dente stesso. La cura in questa fase tardiva non è più la rimozione della parte cariata e un’otturazione più o meno estesa, ma è necessitano il trattamento endodontico (o cura canalare, detta anche devitalizzazione o canalizzazione).

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• Ché cos'è un granuloma - causa della formazione del granuloma - guarigione.

• Il granuloma è una massa di tessuto infiammatorio che circonda l'apice del dente, di solito si forma quando la polpa dentale, volgarmente chiamata "nervo", va incontro a necrosi, cioè muore per carie profonda o per traumi.
• Oppure queste lesioni apicali possono essere l'esito di trattamenti canalari incompleti in cui l'operatore non ha potuto trattare la radice in modo soddisfacente a causa di limitazioni anatomiche.

• La causa che porta alla formazione del granuloma è costituita dai prodotti tossici dei batteri che colonizzano la polpa del dente.

• La guarigione del granuloma avviene dopo aver curato in modo corretto la radice rimuovendo la polpa dentale ed otturando il canale con un materiale bioinerte.
• La guarigione porta alla scomparsa dell'area scura di radiotrasparenza ed avviene nell'arco di 6-12mesi.

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• Quando è indicato l'intervento chirurgico.

• Una delle frequenti evenienze che richiede un intervento chirurgico è rappresentata dalla presenza di perni cementati nella radice.
• In alcuni casi il tentativo di rimuovere il perno può provocare la frattura della radice, evento che condurrebbe all'estrazione del dente.
• In questi casi, per evitare la frattura radicolare, si preferisce trattare il dente chirurgicamente.
• Vi sono inoltre altre indicazioni all'interno chirurgico di apicectomia che devono essere valutate attentamente dall'odontoiatra prima di estrarre i denti che potrebbero essere curati con successo.
• L'intervento viene eseguito ambulatoriamente in anestesia locale: è indolore e di durata variabile a seconda dei casi più o meno complessi.
• Può essere eseguito non solo sui denti frontali (incisivi a canini). Come comunemente si crede ma anche a livello dei molari.
• L'intervento consta molto semplicemente di una prima fase in cui si esegue una piccola incisione a livello della gengiva del dente da trattare ed una volta esposta la radice sottostante si ottura l'apice utilizzando un materiale bioinerte (sigillo retrografo).
• Se l'intervento chirurgico viene eseguito correttamente le percentuali di successo sono elevate.

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• Come si controlla la riuscita dell'intervento.

• Se l'intervento ha avuto un buon esito, dopo circa 6-12 mesi, ad un successivo controllo radiografico, l'area di radiotrasparenza deve essere completamente scomparsa.
• Il dente che ha subito un intervento di apicectomia, se correttamente ricostruito dal punto di vista conservativo o protesico, può a tutti gli effetti avere una prognosi a distanza simile a quella degli altri denti dell'arcata.

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• Quali sono i disturbi post-operatori.

• I disturbi post-operatori che il paziente può accusare sono paragonabili a quelli che si verificano in seguito all'estrazione di un elemento dentale.
• L'eventuale dolore e gonfiore possono essere combattuti dall'assunzione di farmaci antidolorifici ed antiedemigeni. Tuttavia, nell'arco di tempo di 2-3 giorni la sintomatologia si risolve completamente.

• Il paziente potrà ritornare alla propria attività lavorativa, se non impegnativa dal punto di vista fisico, dopo 4-5 ore dall'intervento. Un giorno di riposo talvolta può essere consigliato a seconda del tipo di intervento richiesto.

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• Devitalizzazione.

• La devitalizzazione o più propriamente terapia endodontica o anche terapia canalare, permette di conservare i denti che hanno subìto gravi danni per carie o frattura tali da aver compromesso per infezione la polpa dentaria; può riguardare anche denti già devitalizzati, che vanno ritrattati per il persistere dell’infezione o per successiva reinfezione.

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• Chè cos'è la protesi sugli impianti.

La protesi su impianto è la costruzione di uno o più elementi dentari sfruttando come pilastro di stabilità l'impianto osteointegrato già inserito all'interno dell'osso.
La moderna implantologia è in grado di offrire, attraverso la sostituzione degli elementi dentali perduti o irrimediabilmente compromessi, riabilitazioni estetiche e funzionali, che possono soddisfare le esigenze del Paziente.
La sicurezza e la predicibilità dei risultati, obiettivi primari del clinico, si basano su procedure ampiamente collaudate e supportate da anni di studi e ricerche.
Gli impianti vengono utilizzati per sostituire uno o più elementi dentali, senza dover ricorrere alla "limatura" dei denti adiacenti necessaria per realizzare una protesi a ponte, la limatura di un dente integro è un processo mutilante irreversibile.

La protesi sugli impianti e indicata quando un paziente non accetta una protesi rimovibile e richiede una protesi fissa in aree edentule dove mancano elementi dentari da usare come "pilastri".
Nel caso di mancanza totale dei denti, le protesi rimovibili, comunemente dette "dentiere", attraverso pochi, essenziali impianti che le ancorano, possono essere meno "mobili", più stabili e quindi, più efficienti e confortevoli.
Sempre nel caso di mancanza totale dei denti, è possibile, in presenza di un'opportuna quota di tessuto osseo residuo ed attraverso un adeguato numero di impianti, ripristinare entrambe le arcate dentarie, attraverso dispositivi protesici fissi.


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